Comunicazione politica: i 5 errori di Paolo Cavina nella campagna elettorale a Faenza (Ra)

Avendo gestito la comunicazione della lista civica Faenza Cresce, arrivata poi terza dietro ai colossi PD e Lega, nel corso della campagna elettorale mi sono inevitabilmente saltati all’occhio alcuni errori di comunicazione del candidato Sindaco del centro-destra Paolo Cavina, probabilmente non decisivi, visto lo scarto finale, ma che sicuramente hanno influito a determinare il risultato.

Sommario

𝗜𝗡𝗧𝗥𝗢: 𝗣𝗢𝗦𝗜𝗭𝗜𝗢𝗡𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗖𝗔𝗡𝗗𝗜𝗗𝗔𝗧𝗢

Paolo Cavina proviene da quasi 5 anni passati come consigliere comunale di maggioranza, moderato e centrista, in una lista civica a fianco del PD.
Il suo passaggio al centro-destra ha sicuramente spiazzato molti, e la prima “missione” da compiere – visto il passato – era convincere il suo nuovo elettorato.

Grazie ad una iniziale campagna “salviniana”, sui social e sulla stampa locale, con la presenza di Salvini stesso in città, Paolo Cavina a fine agosto è dato a 4-5 punti dal candidato del centro-sinistra. Il suo nuovo elettorato lo segue, Faenza pare “contendibile”.

𝗘𝗥𝗥𝗢𝗥𝗘 𝟭: 𝗜𝗡𝗖𝗢𝗘𝗥𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗡𝗘𝗜 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗢𝗥𝗧𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗜

Il 10 settembre era previsto in Piazza del Popolo un confronto pubblico tra i candidati organizzato dai Giovani Federalisti Europei.
 Nonostante una prima informale adesione, Cavina comunica l’impossibilità a partecipare per via di una “cena di famiglia” organizzata da tempo dalla moglie.
Nel tardo pomeriggio/sera del 10 settembre, però, Paolo Cavina partecipa ad almeno un paio di eventi cittadini, tra cui uno di campagna elettorale di una candidata in suo supporto.
Nessuna cena di famiglia, quindi? Sui Social e in città se ne parla.

𝗘𝗥𝗥𝗢𝗥𝗘 𝟮: 𝗜𝗟 𝗧𝗢𝗡𝗢 𝗗𝗜 𝗩𝗢𝗖𝗘

Una volta appurato che l’elettorato “storico” di destra lo segue, ora deve parlare ai moderati e agli indecisi, che sono tanti.
 Faenza è tradizionalmente una città moderata e di centro sinistra, ed è a questo target che deve rivolgersi, abbassando i toni e rendendosi tranquillizzante.

Nelle due, decisive settimane che precedono il voto, Cavina continua invece ad usare un linguaggio aggressivo, contro il centro sinistra, contro un mondo che oltretutto era il suo fino a pochi mesi prima.

Un linguaggio che piace molto alla destra, ma – come detto – quei voti ormai li aveva apparentemente in tasca.

𝗘𝗥𝗥𝗢𝗥𝗘 𝟯: 𝗧𝗥𝗢𝗣𝗣𝗜 “𝗘𝗦𝗧𝗥𝗘𝗠𝗜𝗦𝗧𝗜” 𝗜𝗡 𝗖𝗜𝗧𝗧𝗔̀

Segue a ruota il punto 2.

Dopo aver aperto la campagna elettorale con l’endorsement di Salvini, che di fatto l’ha sdoganato nei confronti dell’elettorato di centro-destra, Cavina, per tranquillizzare l’elettorato moderato, avrebbe dovuto evitare di farsi circondare da esponenti nazionali “estremisti” dei partiti che lo supportano, imponendosi per invitare eventualmente figure meno mediatiche ma più in linea con l’elettorato che vuole conquistare. Invece abbiamo visto arrivare in città La Russa e Bagnai.

𝗘𝗥𝗥𝗢𝗥𝗘 𝟰: 𝗜𝗟 𝗖𝗟𝗔𝗜𝗠 𝗙𝗜𝗡𝗔𝗟𝗘

Nell’ultima settimana, nella comunicazione di Cavina viene inserito un nuovo elemento, il claim “È la volta buona”.

Ancora una volta si sta rivolgendo ad un elettorato già convinto di votarlo. Quell’elettorato che non vede l’ora di vincere in una città tradizionalmente di centro-sinistra, per “mandare a casa” l’amministrazione uscente.

Ma lo scopo ora sarebbe conquistare i cuori degli indecisi, che scelgono in base alle proposte e non perché “è la volta buona” di mandare a casa qualcuno.

𝗘𝗥𝗥𝗢𝗥𝗘 𝟱: 𝗟𝗔 𝗚𝗘𝗦𝗧𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗖𝗥𝗜𝗦𝗜, 𝗟𝗘 “𝗣𝗘𝗡𝗡𝗘 𝗔𝗜 𝗕𝗔𝗠𝗕𝗜𝗡𝗜”

In molte campagne elettorali, così come in tante situazione nella comunicazione d’azienda, ci si può trovare in una situazione critica, una emergenza da gestire in tempo reale.

Questa è stata la faccenda delle penne regalate ai bambini fuori dalle scuole (ricordiamo: un’attivista di un partito legato a Cavina viene scoperta regalare “le penne del sindaco” a bambini fuori da una scuola: già cosa grave in sé strumentalizzare i bambini, ora lo è maggiormente in virtù delle norme anti-Covid.)

Scoppia il caos: centinaia di condivisioni su Facebook del post che denuncia l’accaduto, rilanciato poi anche da screenshot dello stesso. Migliaia di visualizzazioni e di interazioni.

Tutto ciò succede il venerdì mattina prima delle elezioni.

Cavina si rinchiude nel suo castello, e la prima cosa che fa, ma solo dopo alcune ore dall’accaduto, è oscurare la community della sua pagina Facebook – dove era stata fatta la segnalazione iniziale – per evitare il diffondersi virale del post (troppo tardi, come detto giravano già gli screenshot dello stesso) e affida la risposta, quasi 12 ore più tardi, ad un comunicato congiunto dei suoi capilista, comunicato nel quale, oltretutto, si arriva ad insinuare che si tratti di un episodio “creato ad arte” dalla parte avversa.

In un caso del genere, a mio parere Cavina avrebbe dovuto prendere in mano immediatamente la situazione, rispondendo fermamente ed in prima persona, magari scusandosi e raccontando in piena trasparenza l’accaduto (dovuto probabilmente, ma questa è una mia opinione, ad una leggerezza personale di una collaboratrice).

Il comportamento tenuto e la mancata azione nell’immediato sono state invece un segnale di scarsa capacità di gestione dei collaboratori e mancanza di una pronta reazione agli imprevisti e alle emergenze, virtù che dovrebbe invece essere fondamentale in un amministratore.

𝗖𝗢𝗡𝗖𝗟𝗨𝗦𝗜𝗢𝗡𝗘: 𝗤𝗨𝗔𝗡𝗧𝗢 𝗛𝗔𝗡𝗡𝗢 𝗜𝗡𝗖𝗜𝗦𝗢 𝗤𝗨𝗘𝗦𝗧𝗜 𝗘𝗥𝗥𝗢𝗥𝗜?

Con uno scarto finale di circa 20 punti dal candidato del centro-sinistra, è abbastanza evidente che non sono stati solamente questi errori a determinare la sconfitta.

È chiaro che a fianco della comunicazione vi è stato il lavoro dei candidati, gli elementi del programma, la presenza di partiti e liste a supporto, più o meno capaci di coinvolgere e indirizzare l’elettorato. Quest’anno, credo più di altre volte, l’elemento umano, il contatto personale con l’elettore è stato fattore determinante.

Ma in presenza di un distacco di soli 4/5 punti a fine agosto, sono convinto che una migliore gestione della comunicazione avrebbe comunque permesso di ottenere un risultato molto meno penalizzante.

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Comunicazione politica: i 5 errori di Paolo Cavina nella campagna elettorale a Faenza (Ra)
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Comunicazione politica: i 5 errori di Paolo Cavina nella campagna elettorale a Faenza (Ra)
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Nella campagna elettorale per l'elezione del nuovo sindaco di Faenza, il candidato di cdx ha commesso svariati errori di comunicazione: vediamo quali.
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Caterweb
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