Goa. Finalmente qualcosa di diverso. Fuori dal business della notte.
Quanto è passato dai primi rave? Il mio hardisk biologico non trova riferimenti precisi.
Sembra tutto sempre nuovo, in evoluzione.
Il passaparola, i flyers, discreti ma efficaci, hanno fatto egregiamente il loro dovere.
Ritrovo al distributore Agip appena usciti dal casello.
Un formicaio di auto ruota attorno alle pompe in cerca di notizie.
‘ Verso Porretta, poi a dx dopo 3 km e…’ ‘NO! per Sasso Marconi poi prosegui per…’
Ognuno sa una strada. La Sua strada.
Ci muoviamo.
Il primo tentativo fallisce quando un cartello ci assicura che Firenze non è poi così lontana. Abbiamo saltato il bivio……già! Lo imbocchiamo. Siamo fortunati e non distanti dalla verità. Altro incrocio. Strade che si inerpicano per le colline. Decine di auto ai margini.
Gente che discute. ‘Su verso il monte o a destra per aggirarlo?….’
I soliti ben informati sono convinti che il Goa sia ben infognato nel monte.
Ci fidiamo. Km di curve e tornanti avvolti dal buio pesto e dal timore dell’ennesimo errore. Scendiamo verso un’angusta valle…….ufff…..ma che cav…..aspetta…..stai zitto un’attimo!
Un tamtam lontano. Un debole bagliore in lontananza.
Parcheggiamo ad una distanza siderale.
Ma quanti saranno? 5000? 10000?
Nell’asfissiante ressa prepariamo l’obolo di entrata. 10 carte. Onesto.
Alberi e polvere nascondono il centro del rave.
Le casse eruttano migliaia di watt di potenza tecnologica nel cuore della notte.
Un brulicare di ominidi si accalca tra la ‘pista’ e i ‘mercanti’, persi, magari, alla ricerca di una maglietta, un incenso, un gadget colorato: richiami palesi o presunti dell’India e delle sue molteplici tradizioni religiose.
Colori intensi. Profumi dolciastri.
GOA.
La culla del fenomeno rave del nuovo millennio.
DJ suonano PsychedelicTrance fin oltre l’alba sulle spiagge dell’Oceano Indiano.
Ritmo incessante, ipnotico, vorticoso. Potenza techno, visioni psichedeliche.
Importato a Londra verso metà degli anni ’90, è la nuova frontiera rave in Europa e, grazie a misteriosi quanto efficaci organizzatori, anche in Italia.
La pista.
Una radura nel bosco.
Gigantesche casse, ai lati della umile consolle, affiancano come bodyguard il DJ, druido instancabile della cerimonia. Immensi teloni riproducono iconografie indiane e vortici psichedelici.
Gli alberi ci abbracciano e accompagnano il nostro fonderci col ritmo.
Ci sentiamo protetti dalla natura alla quale, pretenziosamente, vogliamo riavvicinarci in un gioco tecnotribale che scimmiotta riti antichi e moderni di arcaiche tribù.
L’alba come meta e liberazione. La rinascita dello spirito. L’abbandono (virtuale?) di ogni dimensione materica.
Lasciamo sul posto centinaia di spiriti in volo; atterreranno più tardi nelle tende prudentemente montate nel pomeriggio.
Ci attende l’ennesimo viaggio, molto, schifosamente, materiale: un volante e quattro ruote ci accompagnano ad un meritato sonno: rigorosamente a colori!
[Originariamente pubblicato su ALTO n°5 – 2000]
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